Boccetta n.2 𓇢𓆸
Due profumi che sanno di Franco Battiato.
Nel 2024, durante un viaggio a Reykjavík, ho iniziato a interessarmi al mondo dei profumi, in particolare a quello delle fragranze di nicchia. Questo è il diario delle mie scoperte.
Testa
Cioè l’introduzione
Come scrivevo nel primo numero di 2ml, al centro di questo mio percorso nelle fragranze c’è la crossmedialità. Una cosa che mi colpisce dei profumi è la facilità con la quale si intersecano ad altri mondi e ad altre arti.
Per fare un esempio, di recente ho scoperto il marchio MOTH and RABBIT. Traducendo dalla loro presentazione ufficiale: il profumiere si ispira a registi, artisti e personalità eccezionali che raccontano storie uniche attraverso le loro opere, traducendo queste narrazioni straordinarie in fragranze altrettanto speciali.
Concetto affascinante per me che sono cinefilo: mi emoziona profondamente che esistano profumi dedicati allo psichedelico Enter The Void di Gaspar Noè (uno dei miei film preferiti in assoluto) o allo struggente Melancholia di Lars von Trier. Ma pure a Parasite di Bong Joon-ho.
Se ce n’è uno tra i loro che devo davvero provare, però, è quello ispirato a una pellicola che amo moltissimo di Yorgos Lanthimos, The Lobster. Leggere le note mi riporta alle sue atmosfere di fuga nella foresta: mi sembra verde, animale, scuro e, giustamente, un po' inquietante. Spero di trovarlo presto da qualche parte.
Tutto questo per dire: oggi parliamo di due profumi che mi fanno pensare alla musica di Franco Battiato, artista che - chi mi conosce lo sa - ha un grande spazio nel mio cuore. (Non esagero: alle medie chiesi a mia madre, come regalo di compleanno, di andare a vedere un suo concerto; tuttora una grande decisione, grazie piccolo Val). Un artista che, tra l'altro, a odori e fragranze, nelle sue canzoni, dava molto spazio.
Prontɜ? Vi invito al viaggio tra agrumi, incensi e suggestioni.
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Cuore
Cioè i due profumi di oggi
Azemour Les Orangers di Parfum d'Empire

Naso/Autore: Marc-Antoine Corticchiato
Tra le note olfattive:
Testa: arancia, mandarino, pompelmo, mandarancio, coriandolo, cumino, pepe nero e petali di rosa
Cuore: neroli, geranio, olio essenziale di fiori d’arancio, rosa
Fondo: estratto di fieno, muschio vegetale, hennè
E rosari composti di spicchi d'arancia.
Premessa necessaria: ho conosciuto questo profumo, e l’ho ricollegato a Battiato e a questa specifica canzone, Fornicazione, grazie a Matteo Fumagalli. Apprezzo molto come parla di profumi; e non a caso ha un canale crossmediale in cui analizza con la stessa intelligenza anche letteratura, cinema, arte.
E che vuoi dire di un profumo così? Mi commuove fino alle lacrime. Mi crea dipendenza. Spenderò tutti i miei futuri stipendi a ricomprarlo. Sulla carta è un mix di note non sconvolgente: tanti agrumi, pepe, fiori, un intreccio di pelle e muschio. L'effetto, però, è straordinario.
C'è tutta la ricchezza del mandarino, inclusa la sua parte più amara. Che meraviglia l'agrume amaro! Non solo la polpa dolce, ma la buccia, le foglie, i rami. Considerando che una delle mie cose preferite al mondo è, da sempre, gettare bucce di mandarino nel camino, d'inverno, questo diventa per me un profumo profondamente nostalgico e familiare.
Mi pare proprio di sentirci una leggerissima nota di fumo - più probabilmente è cuoio. L'effetto è quello degli alberi scaldati dal sole, di un camino acceso, appunto, o di un tavolino con un posacenere pieno in mezzo a un aranceto.
Anche per il suo autore, Marc-Antoine Corticchiato, si tratta soprattutto di nostalgia: è un tributo ad Azemmour, la sua città, tra le più antiche del regno marocchino, crocevia di pellegrinaggi musulmani ed ebraici; un omaggio alla casa della sua famiglia e alle cavalcate infinite lungo le terre che seguono il corso dell'Oum Er-Rbia verso l'oceano. Ha rimosso una lettera dal nome originale in modo da inserire la parola amour dentro questa creazione.
Ed è qui che io vedo Franco Battiato. La Sicilia ma anche l’Africa, la clementina ma pure il mandarino. È fresco e antico, terreno e trascendentale. In un solo aggettivo direi: è sontuoso.
Tra tutte le canzoni del Maestro, concordo nel pensare anch’io a Fornicazione: un pezzo non famosissimo, un po' oscuro, non per tuttɜ, con un retrogusto volendo anche difficile - che parola raffinata è, per dire, giaculatorie, presente in questo testo? - ma al contempo dolcissimo, passionale, pieno di desiderio e amore. Evoca arance, erotismo e spiritualità in una sintesi perfetta.
Per saperne di più su Azemour Les Orangers: qui.
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Breath of God di Lush

Naso/Autore: Simon Constantine
Tra le note olfattive:
Testa: cedro della Virginia, vetiver, rosa
Cuore: neroli, ylang ylang
Fondo: pepe nero, sandalo
Ne abbiamo attraversate, di tempeste.
Lush, pur essendo un marchio molto commerciale, con i profumi gioca in modo tutto suo. Le sue fragranze sono eccentriche, vivaci, spesso sorprendenti: più vicine, per stile e composizione, alla profumeria di nicchia che non alle fragranze mainstream.
Prendiamo Breath of God. Traduco, a proposito di questo profumo, una recensione che mi ha molto divertito dell'utente glassbiome su Fragrantica: A quanto pare Dio fuma sigarette al mentolo e non fa la doccia. Forse non è chiaro, ma è una recensione positiva.
Gran bel nome, Breath of God. E come già detto, io dai nomi mi lascio vincere facilmente. Ma qui c'è il problema: mi aspettavo un incenso ecclesiastico, l'odore delle chiese, qualcosa alla Avignon di Comme des Garçons che evocasse rituali e sacralità. Invece è più una divinità che ti fuma un sigaro in faccia.
Breath of God è secco, intenso in un modo che non riesco a trovare piacevole. Non è un incenso contemplativo, ma qualcosa di più fumoso e aggressivo. Dopo una ventina di minuti emergono note più gradevoli - il sandalo, una parte leggermente fruttata e agrumata - ma sempre avvolte in quell'amaro di fondo che, in tutta onestà, mi fa venire mal di testa.
Qui dentro vedo sia Dio che l'Inferno, un fumo aspro ma anche una spinta verso l'alto. Un monastero tibetano, ma pure strade sporche. C'è di certo qualcosa di affascinante in questa contraddizione. Forse questo profumo avrebbe dovuto chiamarsi Purgatorio?
È una dualità che non riesco a risolvere, proprio come quella che attraversa Lode all'Inviolato di Battiato. In quella canzone, il Maestro si muove tra tensioni opposte: l'elevazione spirituale e il peso della carne, la ricerca di purezza e la consapevolezza del peccato. E questo profumo fa lo stesso: ti promette il respiro divino ma ti dà soprattutto il fumo secco dell'Inferno.
Di certo, punti per l’originalità. Per saperne di più qui.
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Coda
Cioè un extra e la conclusione
Oggi come extra voglio parlarvi di un gioco da tavolo che ho scoperto e che ho avuto la fortuna di provare grazie a Rugerfred (tra l'altro vi consiglio tantissimo il suo podcast a tema giochi, Play Journal): Perfumery.
È un piccolo gioiello giapponese in cui i giocatori interpretano profumieri che creano fragranze combinando essenze naturali e artificiali. Ogni giocatore ha davanti a sé una plancia che rappresenta il proprio laboratorio di profumeria, con tre sezioni per le note di testa, cuore e base.
Durante la partita “costruisci” il tuo processo di estrazione, in maniera sempre più complessa. Ad esempio, una nota floreale può essere trasformata in una nota verde o, ancora, due noti verdi in un’ambra grigia (qui rappresentata da token capodogli).
È come vedere la sintesi di quello di cui parliamo in questa newsletter: il profumiere non lavora solo con le materie prime, ma costruisce un intero sistema di evoluzioni. Non basta avere la nota: devi sapere come lavorarla, combinarla, mutarla in qualcosa di nuovo.
È interessante vedere come la cultura del gaming giapponese interpreti un mondo così legato alla tradizione europea e mediorientale, trasformandolo in un sistema di regole elegante e bilanciato.
È il tipo di gioco che ti fa apprezzare ancora di più la complessità di quello che fa un profumiere: ogni decisione influenza le possibilità future, ogni scelta di una nota chiude e apre strade diverse.
Purtroppo Perfumery è quasi introvabile in vendita. Se vi interessa provarlo, però, e avete Tabletop Simulator, potete scaricarlo dal workshop di Steam qui.
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Prima di salutarci, una sorpresa che vi ho lasciato per il finale: Franco Battiato - ebbene sì - era un grande appassionato di profumi artistici. C’erano dubbi?
“Non solo li uso, sono un fanatico!”
Grazie a un’intervista di GQ del 2008, sappiamo anche quale era uno dei suoi profumi preferiti: Tam Dao di Diptyque.
(Ma quanto mi piacciono le grafiche di Diptyque?!)
Un profumo che, con il suo legno di sandalo caldo e spirituale - a quanto pare, ci avevo preso nell’accostare Battiato e legno di sandalo - sembra davvero fatto su misura per lui: mistico, essenziale, che ricorda le foreste sacre del Vietnam. E poi cipresso, mirto, un odore vellutato e speziato.
È così bello, per me, pensare che quelle note abbiano accompagnato le sue giornate, così come le sue canzoni hanno accompagnato le mie.
E magari questo secondo numero di 2ml accompagnerà voi per un po’. Grazie di aver letto fino a qui e a presto!
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Azemour Les Orangers intriga un botto pure me!
E non mi aspettavo di vedere Perfumery, e invece eccoci qui! <3